Wolfgang Amadeus Mozart: Requiem K. 626, Live Recording Expo 2015

12.90

In memoriam delle vittime della fame nel mondo EXPO 2015

  • Artist(s): Aldo Bernardi, Carlo Malinverno, Daniela Bruera, Francesco Marsiglia, Laura Verrecchia, Orchestra dell'Associazione Mozart Italia di Milano
  • Composer(s): Wolfgang Amadeus Mozart
  • EAN Code: 7.93611610576
  • Edition: Da Vinci Classics
  • Format: 1 Cd
  • Genre: Sacred
  • Instrumentation: Choir, Orchestra, SATB
  • Period: Classical

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SKU: C00160 Category:

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Weight 0.10 kg
Dimensions 14 × 1 × 12.5 cm
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Description

Questa Registrazione è stata effettuata nella Chiesa di San Marco a Milano il 16 ottobre 2016, all’interno della Stagione istituzionale 2014-15 dell’Associazione Mozart Italia-Milano. Nonostante le imperfezioni che questo tipo di registrazione comporta, in un’era di registrazioni in studio, l’eccezionalità del documento unita alla rara qualità artistica hanno fatto si che si decidesse di mantenere il suono originale. In collaborazione col CEriMus:“Comitato Nazionale per la riproposizione dell’Educazione musicale di base in ogni grado e ordine di scuola (r)”.


Nel mondo delle arti visuali, il concetto di “autenticità” ha un’importanza cruciale, e può determinare in modo dirimente il valore commerciale dell’opera d’arte e la sua rilevanza in termini storici e, di conseguenza, di fruizione da parte del pubblico. Ciò è piuttosto paradossale, se si considera il ruolo che ha rivestito la prassi della “bottega” proprio nelle arti visuali, per secoli: un laboratorio collettivo, che fungeva da scuola e da cooperativa, da contesto di apprendimento e di creazione, in cui un certo numero di allievi, apprendisti e collaboratori si formava e cooperava sotto la guida di un maestro. Il fatto che il valore di un’opera dipenda, spesso, più dal nome di colui cui è attribuita che da considerazioni di carattere prettamente artistico/estetico è perciò un assunto, seppur discutibile, della considerazione odierna dell’opera d’arte. In certa misura, ciò dipende anche dal pensiero romantico della filosofia dell’arte, che, nell’Ottocento, fu in buona parte determinata dalla musica, che acquisì un peso sempre maggiore nella gerarchia delle arti. Grazie anche alla presenza di figure straordinarie come quella di Ludwig van Beethoven, ed al fenomeno detto “Bach-Renaissance”, si affermò sempre di più l’idea che il capolavoro fosse indissolubilmente legato alla personalità del genio che l’aveva creato, e che, in qualche modo, si collocava su un piano diverso rispetto a quello dei semplici artisti di talento. L’arte, si sosteneva, non si può realmente insegnare: il genio è una caratteristica (sovra)naturale che non si spiega, un’ispirazione di cui non si possono trasmettere pedagogicamente i principi. Se ciò fosse semplicemente vero, naturalmente, non avrebbe senso, per molti giovani artisti, cercare appassionatamente il contatto didattico con i maestri indiscussi della propria arte, né provare, anche grazie alla prossimità personale, a carpire i segreti della loro bravura. Anche attorno a Mozart, come presso a molti altri grandi musicisti, si riuniva viceversa una piccola cerchia di giovani musicisti, ansiosi di apprendere dal geniale maestro qualche tecnica e qualche principio compositivo. Fra loro, c’era Franz Xaver Süßmayr (1766-1803), appena dieci anni più giovane di Mozart, e che fu particolarmente vicino al maestro nell’ultimo periodo della sua breve vita. La disamina dei lavori di Süßmayr ce lo rivela come musicista di talento, dotato di una personalità particolarmente portata per la composizione della musica vocale, ed indubbiamente profondamente influenzato dallo stile di Mozart. Sul loro rapporto umano e professionale si gioca una delle vicende più discusse e controverse della storia della musica, un rapporto che ha appassionato profondamente anche il pubblico non specialista, ed ha suscitato una pletora di pubblicazioni che vanno da quelle più rigorose in ambito accademico (con tanto di perizie calligrafiche e studi approfonditi dello stile compositivo) a quelle più aneddotiche, fino a rasentare la pura e semplice mitologia.
Mozart morì, non ancora trentaseienne, il 5 dicembre del 1791, lasciando una vedova, Konstanze, affranta ed indebitatissima, due figli giovanissimi, un vuoto incolmabile nella vita musicale viennese, ed un Requiem incompiuto. La composizione di questa partitura l’aveva impegnato nell’ultimo periodo della sua vita, caratterizzato da un lavoro febbrile e appassionato a dispetto delle precarie e progressivamente sempre peggiori condizioni di salute.
La partitura gli era stata commissionata (e anche qui, le discussioni sull’identità del misterioso, anonimo committente costituiscono una bibliografia a sé); secondo coloro che gli furono vicini, il coincidere del deterioramento della salute del compositore e la richiesta di scrivere una Messa da Requiem portarono l’ancor giovane musicista a vivere la creazione di questo capolavoro come un atto molto personale, molto intimo, legato a presagi di morte ed alla meditazione sul destino finale dell’essere umano.
In altri momenti della sua vita, forse, Mozart avrebbe potuto considerare le parole della liturgia quasi come “pre-testi”, nel senso etimologico del termine, ossia come “spunti” nei quali riversare la propria straordinaria fantasia ed immaginazione musicale e grazie ai quali dare forma verbale alla sua spettacolare padronanza della composizione per la voce umana. Dalla vocalità, infatti, Mozart era sempre stato affascinato e sedotto, frequentando il mondo dei cantanti per tutto l’arco della sua vita musicale, innamorandosi delle loro voci, e, in certi casi, anche della persona di alcune celebri dive, ma soprattutto sviluppando uno stile che valorizzasse come pochi altri le potenzialità espressive, tecniche, virtuosistiche e retoriche della voce umana. Talora, come appunto nel caso di alcune composizioni sacre del periodo salisburghese, si intravede che occasionalmente l’entusiasmo per il canto soverchiava, in Mozart, il concetto di una musica liturgica che esprimesse profondamente il senso del rito, o che servisse ad approfondirne il significato spirituale e teologico. (A onor del vero, Mozart non era certo l’unico dei suoi contemporanei a subire questo tipo di fascinazione ed a sacrificare i dettami e le esigenze della liturgia all’incanto della vocalità).
Nel Requiem, viceversa, tutto l’immenso arsenale tecnico ed espressivo di Mozart, un arsenale affinato proprio nelle grandi opere italiane e nel Flauto magico, viene impiegato in modo consapevole per trasmettere un profondo sentimento religioso: forse, anche qui, non del tutto “liturgico” nel senso più stretto del termine, ma indubbiamente legato in modo inscindibile al senso del testo sacro.
La Messa da Requiem, forma musicale in cui molti dei massimi compositori hanno lasciato partiture indimenticabili, corrisponde in alcune delle sue sezioni alla forma della Messa in generale (Kyrie, Sanctus/Benedictus, Agnus Dei), mentre non prevede due dei classici elementi dell’Ordinarium (il Gloria e il Credo) e si arricchisce, invece, di elementi del Proprium dell’Ufficio dei defunti. In particolare, la sequenza Dies irae, il cui testo latino, attribuito a Tommaso da Celano, è un affascinante e vivido repertorio di immagini possenti, suppliche accorate, intime confessioni e sentimenti contrastanti, ha offerto a molti musicisti un’occasione unica per inserire un tocco molto personale e talora teatrale (o perlomeno spettacolare) in un ambito liturgico nel quale, normalmente, i valori da perseguire dovrebbero essere altri.
Il Requiem, infatti, è una preghiera per i defunti; tuttavia, inevitabilmente, la meditazione sul destino dell’uomo offerta dall’intercessione per coloro che non sono più tra noi finisce per diventare un’opportunità offerta ai vivi per riflettere sul proprio destino e, secondo il punto di vista del cristianesimo, giungere ad una conversione che possa assicurarne la salvezza.
A tal fine, poesia e musica si alleano nel raffigurare, giustapposte, la speranza di una consolazione senza fine e senza ombre, lo sgomento che ogni essere umano prova di fronte alla morte, la coscienza del proprio peccato, dell’aver impiegato spesso malamente il tempo e i doni ricevuti da Dio, la paura di un’eterna infelicità, la fiduciosa e commossa preghiera rivolta alla misericordia di Dio per sé e per i propri cari.
Tutti questi sentimenti e questi tratti spirituali e teologici si ritrovano, con particolare vividezza, nella partitura mozartiana, in cui confluiscono tecniche compositive antiche e moderne, atteggiamenti operistici e momenti di raccolto intimismo, gesti musicali quasi atemporali nella loro antichità ed elementi di rivoluzionaria modernità. Nell’incipit della fuga del Kyrie ritroviamo il Mozart che, a Vienna, si era appassionato – anche grazie al colto Barone van Swieten – allo studio di Haendel e di Bach: compositori che, entrambi, avevano utilizzato il “motivo della croce”, risalente ai secoli precedenti, e formato da quattro note che, anche visivamente, rappresentano la croce di Cristo: nel caso di Haendel, troviamo un inizio praticamente identico nel coro “And with His stripes” del Messiah (di cui Mozart aveva elaborato un’orchestrazione), e nel quale, significativamente, si contempla il significato redentivo della Passione di Cristo, invocato nel Kyrie comme Signore al quale richiedere misericordia.
Nel ritmo puntato del Rex tremendae ritorna un altro topos antico e celebre, che innumerevoli compositori avevano utilizzato (ed utilizzeranno dopo Mozart) per trasmettere l’idea della sovranità, della regalità e della maestà: uno stereotipo cui la musica di Lully aveva conferito lo status di simbolo musicale universalmente riconosciuto.
Altrettanto carico di significato e pregnante è l’uso del timbro musicale dei tromboni, strumenti legati al concetto del divino come mysterium, come trascendenza che provoca quel sentimento che la Bibbia chiama “timore di Dio”. In questo caso, anche il Mozart giovanissimo era stato ben consapevole di tale associazione simbolica, tanto da aver richiesto esplicitamente per lettera, al padre, l’invio di tromboni per le rappresentazioni del capolavoro giovanile Idomeneo: Mozart aveva sentito la necessità di questo particolare simbolo del divino per poter trasmettere ai suoi ascoltatori l’idea di una divinità terribile, terribilils, eppure affascinante nella sua alterità.
Ritroviamo, nel Requiem, l’esplorazione che in tanti anni Mozart aveva incessantemente condotto alla ricerca delle potenzialità espressive della tonalità di re minore, che troviamo spesso associata, nella sua musica, al mistero, al sovrannaturale, all’al-di-là come trascendenza ma anche come riflessione sulla morte. Tonalità che permea il Don Giovanni, nelle indimenticabili scene in cui la vitalità terrena del protagonista si confronta con la morte, il sacro, e con ciò che la mera volontà di vivere dell’uomo non basta a governare, a comprendere, a padroneggiare.
Ritroviamo la tenerezza, il lirismo, l’incanto del melodismo contenuto in alcuni temi che solo Mozart sapeva scrivere e che nessuno, né prima né dopo di lui, è mai riuscito ad eguaglia si pensi all’infinito profilo melodico del Recordare, in cui la lunghezza della frase, che sembra quasi sfidare le risorse naturali del respiro umano, riesce a creare una tensione espressiva che pare incarnare la supplica incessante cui si riferisce il testo; oppure alle ultime pagine uscite dalla sua penna, quel Lacrimosa in cui riconosciamo elementi compositivi spesse volte emergenti dai suoi temi (tornano alla mente Porgi, amor dalle Nozze di Figaro, oppure il tema del pianoforte nel primo movimento del Concerto in re minore), eppure modificati leggermente in modo da mantenere la loro carica semantica pur acquisendo nuove sfumature.
Troviamo, nel Requiem, la raffinatissima abilità di orchestratore che Mozart coltivò costantemente negli anni, a partire dall’amore (o dall’odio) che da piccolo nutriva nei confronti di certi timbri, e fino a giungere ad una padronanza completa delle peculiarità tecniche ed espressive degli strumenti, in particolare dei fiati; troviamo una capacità di sintesi e di compattezza stilistica, di gestione degli elementi compositivi nella ricerca di unità e varietà tramite rimandi tematici, motivi ricorrenti ed elementi di continuità che pervadono l’intera partitura.
“L’intera partitura”: in effetti, per quanto, occasionalmente, la mano di Süßmayr sia nettamente riconoscibile nel completamento della composizione affidatagli dalla vedova, e talora vi siano passaggi di qualità musicale inferiore ad altri, tuttavia “il Requiem”, in sé, si presenta come opera unitaria, unificata, coinvolgente ed appassionante, commovente e sublime, magistrale e coerente. Le discussioni sulla paternità del singolo dettaglio sono indubbiamente importanti per la musicologia e la storia della musica; ma è innegabile che, all’ascolto, “il Requiem” si possa a ragione considerare come uno dei più grandi capolavori della musica religiosa di tutti i tempi, e come un’espressione meravigliosa di ciò che è al cuore del concetto stesso di essere umano. Se gli antropologi identificano l’emergere del culto dei morti come uno dei momenti caratteristici dell’evoluzione dell’uomo, è proprio nell’interrogarsi sul senso della vita, nel temere la morte, nel sperare o nel credere in una vita oltre la vita, nell’alzare lo sguardo verso l’infinito cui tendiamo che tutti, credenti o non credenti, ci ritroviamo. E poche musiche riescono, come il Requiem di Mozart (e Süßmayr) a dar voce a tutto ciò in modo altrettanto efficace, vero, indimenticabile e toccante.
Note di copertina: Chiara Bertoglio

Artist(s)

Aldo Bernardi: Nato a Milano, ha seguito i corsi di pianoforte, composizione, violoncello e si è diplomato presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano. Ha studiato direzione d’orchestra con i Maestri Leonardo Taschera, Vicente La Ferla, Antonio Janigro. Si è perfezionato a Vienna con Karl Oesterreicher, nel repertorio sinfonico tedesco e successivamente, presso il Conservatorio di San Pietroburgo, con Victor Fedotov, nel repertorio russo.
Per l’approfondimento interpretativo, ha avuto il privilegio di avvalersi della supervisione del Maestro Carlo Maria Giulini. Agli esordi, poco più che ventenne, ha diretto numerosi concerti di musica sacra, (Gloria di Vivaldi, Stabat Mater di Rossini; Il Messiah di Handel; ecc.), e di selezioni operistiche (Aida, Forza del Destino, Don Carlo, Rigoletto, Traviata, Macbeth, Nabucco, Tosca, Butterfly, Carmen, Barbiere di Siviglia, Mosè, Nozze di Figaro, Don Giovanni, Flauto Magico; ecc. ). Successivamente ha partecipato alla IV edizione della “Accademia Rossiniana” svoltasi a Pesaro nell’ambito del “Rossini Opera Festival”. E’ stato docente, con il soprano Renata Scotto, del 2° Corso di Avviamento al Teatro Lirico, organizzato dall’Ente Musicale di Nuoro e dalla Regione Sardegna. Ha diretto l’Orchestra da Camera “Milano Classica” in una serie di concerti mozartiani e l’Orchestra “Mozart e Milano”, in un concerto tenutosi in Piazza del Duomo a Milano e trasmesso in mondovisione in diretta da RAI 2 in occasione del 7° Meeting Internazionale per la Pace mondiale “Uomini e Religioni”. La sua attività internazionale ha avuto inizio nel 1994, nell’ex Unione Sovietica, con l’Orchestra Filarmonica e il Coro di Stato della Moldavia, con cui ha successivamente effettuato una tournée nelle maggiori città italiane, riscuotendo successi di pubblico e critica. Dal 1996 al 1998 è stato Direttore Principale Ospite dell’Orchestra Filarmonica di Stato della Moldavia.
Nel 1996, in Giappone, ha diretto la “Bohème” di G. Puccini, in occasione del centenario della prima rappresentazione, con i complessi della Hiroshima City Opera. Nel 1997 con l’Orchestra Sinfonica di Milano “G. Verdi” e il Coro Canticum Novum, ha diretto la “Messa di Requiem” di W. A. Mozart, nella Basilica di S. Ambrogio di Milano, in occasione delle manifestazioni ufficiali per il XVI Centenario della morte del Santo Patrono della città. Nel corso della IX edizione del prestigioso Festival Internazionale delle Stelle dell’Opera e del Balletto “Maria Biesu invita”, in cui partecipano annualmente i migliori artisti provenienti dai più famosi teatri dell’Est, quali il teatro Bolscioi di Mosca, l’Opera di Sofia, l’Opera di Varsavia e di Bucarest, il teatro Kirov di San Pietroburgo, è stato invitato, primo italiano a ricevere tale privilegio, a dirigere il Rigoletto di G. Verdi con i complessi dell’Opera di Stato Moldava.
Per la Sipario Dischi ha inciso lo “Stabat Mater” di G.B. Pergolesi e il “Concerto in re maggiore per violoncello e orchestra” di F. J. Haydn con L’Ensemble Archi della Scala di Milano. Successivamente la stessa incisione dello Stabat Mater è stata trasmessa da RAI-RADIO 3 e salutata dalla critica come una delle più belle ed interessanti interpretazioni del capolavoro pergolesiano. Negli ultimi quindici anni, chiamato dagli stessi professori dell’Orchestra della Scala di Milano, ha diretto regolarmente l’Ensemble Archi della Scala in diverse importanti città italiane tra cui a Napoli e Roma, eseguendo musiche di rara bellezza e riscuotendo l’entusiasmo del pubblico.

Alla fine del 2011 fonda, divenendone il direttore musicale, l’Orchestra dell’Associazione Mozart Italia di Milano formata da valenti musicisti, alcuni dei quali provenienti dalle migliori Orchestre lombarde, tra cui spiccano quella del Teatro alla Scala e l’Orchestra Filarmonica della Scala.
Dal 2011, Aldo Bernardi è stato nominato Presidente e Direttore Artistico dell’Associazione Mozart Italia di Milano, affiliata al Mozarteum di Salisburgo, di cui era già stato il responsabile della programmazione artistica dal 1994 al 2000. Il 21 di marzo 2013, in seno all’AMI-Milano fonda e presiede il CEriMus: “Comitato Nazionale per la Riproposizione dell’Educazione musicale di base in ogni ordine e grado si scuola (r)”.
Dal 2013 con l’Orchestra dell’Associazione Mozart Italia di Milano realizza annualmente regolari Stagioni concertistiche nella storica Chiesa di San Marco in Milano riscuotendo successi di pubblico e critica.
All’estero dirige regolarmente soprattutto il repertorio operistico italiano (Mozart, Rossini, Donizetti, Verdi e Puccini) ma anche quello sinfonico e sinfonico-corale di musica sacra, prevalentemente in Russia, Ucraina, Moldavia, Giappone e Stati Uniti.
All’attività direttoriale alterna quella di violoncellista suonando in diverse formazioni cameristiche (Trii, Quartetti). Insegna Violoncello e Musica d’insieme per archi al Liceo musicale “Carlo Tenca” di Milano.

Carlo Malinverno: Nato a Milano, dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di "Brera" si diploma in canto presso il Conservatorio di Musica "G. Verdi". Vince il concorso per solisti dell’Accademia del Teatro alla Scala dove studia con L. Gencer, M. Freni, L. Serra e R. Bruson. Attualmente si perfeziona nella tecnica e nell’interpretazione con Anna Maria Bicciato. Vince numerosi concorsi internazionali, risultando vincitore dei primi premi assoluti ai concorsi "Martinelli Pertile" e "Giacomo Lauri-Volpi”. Riceve da Mirella Freni il premio "Nicolai Ghiaurov 2008". Inizia la sua carriera nel 2006 debuttando al Teatro alla Scala in "Pulcinella" di Stravinsky diretto da Ticciati, "Barbiere di Siviglia" nel ruolo di Don Basilio con la storica regia di Ponnelle e “Salome” diretta da Harding. Esegue al Teatro alla Scala il ciclo “Spanisches Lieder” di Schumann accompagnato da Vaughan e seguono due produzioni As.li.co, “Rigoletto” e “Don Giovanni”. Interpreta il ruolo di Don Basilio in “Barbiere di Siviglia” al Teatro Verdi di Sassari e Timur in "Turandot" alla Welsh National Opera, con la direzione di Koenigs e la regia di Alden. Ha collaborato nella produzione di Aida al Tatro alla Scala di Milano diretto dal M° Zubin Mehta, regia di Peter Stein.

Daniela Bruera: Nata a Cagliari, dove ha frequentato il Conservatorio P. da Palestrina, proseguendo poi gli studi vocali presso il Conservatorio "G. Verdi" di Milano. Nel 1990 ha vinto il concorso As.Li.Co., a seguito del quale ha debuttato nella Juditha Triumphans di Vivaldi, ripresa successivamente a Napoli con l'Orchestra Sinfonica della Rai diretta da Alberto Zedda. Per le celebrazioni del bicentenario Rossiniano ha partecipato ad una tournée in Corea e Giappone con la Petite Messe Solennelle e Il signor Bruschino di Rossini sotto la direzione di Alberto Zedda. Ha cantato nella produzione di Armide di Gluck che ha inaugurato la stagione 1996/97 del Teatro alla Scala sotto la direzione di Riccardo Muti, ripresa poi nella stagione 1999, nel ruolo di Un plaisir. Dal 1999 al 2002 è stata impegnata alla Staatsoper di Berlino e nel 2003 il debutto al Wexford Opera Festival. Tra gli ultimi impegni l'artista è stata impegnata in Falstaff, Nannetta al Teatro Pergolesi di Jesi, in La Juive Eudoxie alla fenice di Venezia e Stoccarda, in Zauberflöte Pamina al Teatro Regio di Parma e nel Don Pasquale, alla Deutsche Oper Berlin.

Francesco Marsiglia: Nato a Napoli nel 1974, si è diplomato in Canto nel 1998 a Salerno con il massimo dei voti, sotto la guida di Giuliana Valente. Ha seguito corsi di perfezionamento con: L. Magiera, C. Desderi, D. Abbado, R. Bruson, R. Kabaivanska, L. Pavarotti. È vincitore del 58° Concorso Comunità Europea 2004 organizzato dal Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Tenore solista in numerose opere sacre e sinfoniche, nel gennaio 2004 ha ricoperto il ruolo di Flute nell’opera “A midsummer night’s dream” di Britten (regia di Lindsay Kemp, dir. Jonathan Webb) nei teatri di Pisa, Lucca e Livorno. Nel febbraio 2005 ha interpretato i ruoli di “Jack e Tobby” nell’opera “Ascesa e caduta della città di Mahagonny” di K. Weill presso il Teatro Piccinni di Bari (dir. J. Webb, regia di D. Abbado). Ha tenuto numerosi concerti in Austria, Galles, Francia, Germania e Bulgaria. Nella stagione 2007 è stato selezionato da R. Muti per il ruolo di Valerio ne "Il ritorno di Don Calandrino" di Cimarosa. Nella stagione 2008 è stato il Conte di Beltrate nella riedizione di "Don Bucefalo" di A. Cagnoni per il Festival di Martinafranca.

Laura Verrecchia: Nata a Venafro (IS), nel 2007 inizia lo studio del canto lirico con il M° Antonella Sdoja, nel 2008 frequenta l’A.A. dell’Accademia Internazionale di Canto Lirico del Soprano Katia Ricciarelli. Nel 2010 interpreta il ruolo di Giannetta nell’opera “Elisir d’amore” diretta dal M° G. Pellegrino e regia di G. Guarino e il ruolo di Maddalena nell’opera “ Rigoletto” diretta dal M° R.Corlianò regia G. Guarino. Nel 2012 interpreta il ruolo di Donna Elvira dell’opera “Don Giovanni” diretta dal Maestro F. Zingariello con la regia di Katia Ricciarelli. Nell’agosto, in occasione del Gran Galà finale del “Festival Mario Lanza”, ha partecipato come ospite duettando anche con il Soprano Chiara Taigi. Nel dicembre 2013 ha vinto il premio "Special Award Grazia Cavanna" all' VIII° Concorso Lirico Internazionale "Rinaldo Pelizzoni". A settembre ha vinto il primo premio e il premio Teatro Massimo V. Bellini al'" IV Concorso Internazionale di canto ed. Europa Marcello Giordani" e lo scorso anno si è classificata al primo posto in occasione del "II Concurso internacional de canto Ópera de Tenerife".

Orchestra dell'Associazione Mozart Italia di Milano: L’Associazione Mozart Italia–Milano (AMI di Milano), fondata nel 1994, si propone di contribuire a colmare il divario tra la musica colta e il grande pubblico, attraverso la diffusione dell’intera Opera di W. A. Mozart, della cultura musicale del suo tempo, e della musica di ogni genere ed epoca. Essa si rivolge soprattutto ad un pubblico giovane, formato principalmente da studenti, e a tutti gli amanti di questa forma d’arte. Dal settembre 2010 Presidente e Direttore artistico dell’Associazione Mozart Italia di Milano è stato nominato Aldo Bernardi di cui era già stato il responsabile della programmazione artistica dal 1994 al 2000. Nella Stagione1999-2000, l’ultima sotto la guida del maestro Bernardi prima della ripresa attuale, è stato avviato il progetto dell’esecuzione integrale della produzione cameristica di Mozart, in collaborazione con la Scuola di Musica di Fiesole, l’Accademia Chigiana di Siena e il Conservatorio di Milano. Nel maggio 2014, l’AMI-Milano ha patrocinato e supportato sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Milano, del Comune di Milano e col coordinamento generale di Aragorn, il Concerto Straordinario a favore della Fondazione Don Carlo Gnocchi della Filarmonica della Scala con Daniel Barenboim direttore e pianoforte solista con il Concerto per pianoforte e orchestra di Mozart n° 27 KV 595 in SIb magg e nella quinta Sinfonia di P. I. Cajkovskij. Dal 2013, l’Orchestra dell’Associazione Mozart italia di Milano, formata da musicisti provenienti dalle migliori orchestre italiane, Filarmonica della Scala inclusa e fondata e diretta dal maestro Aldo Bernardi, effettua le proprie Stagioni nella Chiesa di San Marco in Milano, riscuotendo un significativo ed affettuoso successo di pubblico e critica.

Composer(s)

Wolfgang Amadeus Mozart: (b Salzburg, 27 Jan 1756; d Vienna, 5 Dec 1791). Austrian composer, son of Leopold Mozart. His style essentially represents a synthesis of many different elements, which coalesced in his Viennese years, from 1781 on, into an idiom now regarded as a peak of Viennese Classicism. The mature music, distinguished by its melodic beauty, its formal elegance and its richness of harmony and texture, is deeply coloured by Italian opera though also rooted in Austrian and south German instrumental traditions. Unlike Haydn, his senior by 24 years, and Beethoven, his junior by 15, he excelled in every medium current in his time. He may thus be regarded as the most universal composer in the history of Western music.